2024
Ho deciso di scrivere questo articolo perché, come naturopata, spesso mi capita, presentandomi, di cogliere sguardi vaghi che cercano di orientarsi in mezzo alla nebbia che aleggia intorno a una figura professionale non sempre chiara e facile da comprendere.
Per far chiarezza, inizierò dalle sue origini. Il significato etimologico può essere fatto risalire alla parola latina “natura” e alla parola greca “pathos” (empatia, simpatia, sentimento). La somma dei due termini porta alla logica conseguenza di “empatia con la natura”.
Il termine “naturopatia” fu coniato nel 1895 da John Scheel, medico statunitense di New York. Il significato odierno più accreditato della parola “naturopatia” è “sentiero della natura” al fine di mantenere o ripristinare il naturale stato di benessere della persona.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2010 ha definito la naturopatia “una disciplina complementare a quella medica, che consente di effettuare indagini atte a fornire un risultato integrativo per la prevenzione e la promozione della salute”. La naturopatia miscela la millenaria conoscenza delle terapie naturali con gli attuali progressi nella comprensione della salute dell’essere umano stesso. Pertanto, la naturopatia può essere nel complesso descritta come la pratica generale delle terapie della salute naturale.
Ed ora, dopo un doveroso excursus sulle origini e sulle definizioni statiche e precise dell’etichetta professionale, mi permetto di lasciare la via maestra per avventurarmi nel mio percorso personale che mi conduce ogni giorno verso quegli sguardi un po’ confusi che attendono di comprendere chi si propone loro dinanzi in veste di naturopata.
Innanzitutto, mi piace dire ciò che non sono: non sono un medico, non sono uno psicologo, né un fisioterapista e neanche un profeta. Mi occupo del benessere psicofisico delle persone in una modalità complementare ed integrativa alla medicina, alla psicologia e alla fisioterapia, ma senza sostituirmi o confondermi con nessuna di queste professioni. Applico conoscenze antiche le cui radici si perdono nei millenni, che studiano l’energia fisica e spirituale dell’individuo, ma in tutto ciò non promuovo percorsi di fede. Il mio motto è: non curo, ma mi prendo cura della persona.
La naturopatia si avvale di un punto di vista olistico (dal greco “olos”, totalità, interezza) dell’individuo.
A questo proposito, l’OMS ha usato una definizione particolarmente illuminante dello stato di salute: “una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non l’assenza di malattia o infermità”.
Questa visione olistica della salute, in cui l’assenza di patologia non è di per sé espressione o garanzia di benessere, lascia spazio e valore al senso integrativo di discipline che si occupano di ricercare un equilibrio fisico ed energetico della persona. Platone sosteneva che “non puoi curare il corpo senza curare l’anima”, e Ippocrate parlava di “forza guaritrice della natura”.
Chi è quindi il naturopata? Il mio pensiero è che il naturopata sia un costruttore di ponti: ricollega strade che si sono interrotte permettendo alla persona di ricongiungersi a se stessa e alla sua innata capacità di auto-riparazione e rigenerazione.
Molte strade subiscono interruzioni nei momenti di transizione e passaggio che viviamo durante la nostra esistenza. Creare nuove connessioni significa raggiungere un nuovo e diverso stato di equilibrio tra mente, corpo, spirito e natura.
In questa ottica è giusto riflettere e dare particolare valore alla prevenzione, per mantenere in buono stato le personali e preziose risorse energetiche.
Come naturopata, seguo i “sentieri della natura”.
Costruisco ponti là dove le strade s’interrompono per continuare il viaggio nell’avventura della vita, dove il benessere è riconoscere se stessi ed il proprio valore.